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Appello di Mario Guaraldi al Presidente Giorgio Napolitano per una “Costituente del Libro”

La davvero “storica” giornata riminese del Presidente Giorgio Napolitano a Rimini, domenica 21 agosto, con il suo “rimprovero” alla classe politica e il vigoroso appello al’impegno comune per la fondazione di una “nuova” Repubblica fondata su una ritrovata “unità nazionale”, ha fatto da degna cornice all’appello rivoltogli dall’editore Mario Guaraldi – nel ricordo della sua partecipazione all’altrettanto storico Convegno “Per una Editoria Democratica” del 1974  -  per la creazione di una vera e propria “Costituente del Libro”.
La sua necessità è evidente: intere categorie professionali della filiera editoriale si sono già estinte e altre rischiano di esserlo ben presto se non interviene una intelligente politica che sappia governare la “transizione” – dal libro all’e-book fino  alle Apps -  in tutti i suoi risvolti sociali, industriali e di costume. Ed è quello che non è stato fatto dalle Associazioni di categoria come l’AIE, e tanto meno dalle forze politiche,  nell’assenza totale di una Legge sull’Editoria libraria che ha fin qui permesso solo il proliferare di interessi miopi e contingenti.
L’attuale indebitamento milionario dei grandi Gruppi nei confronti delle libreria rischia, per effetto di un mai regolamentato “diritto di resa”, di produrre un crack di dimensioni gigantesche; e a nulla serve una legge di tipo protezionistica, “anti-Amazon”, de vorrebbe tutelare il mercato regolamentando gli sconti. La fase attuativa della Legge Gelmini per l’utilizzo degli eBooks nella Scuola, dal canto suo, è vanificata  dalla totale mancanza di regole sul piano distributivo dei nuovi formati digitali.
Occorre davvero  ridisegnare l’assetto  futuro della produzione e della circuitazione libraria avendo a cuore soprattutto le esigenze culturali del mondo della scuola, delle nuove generazioni e dei sistemi bibliotecari che con il digital lending potrebbero giocare un ruolo protagonista  nell’allargamento di una  fruizione culturale non mercificata, vero “diritto costituzionale” di ogni cittadino.
L’Italia ha potenzialmente un grande ruolo da giocare in ambito internazionale, anche sul fronte dell’editoria ! Non a caso italiani  sono stati e sono  i protagonisti di questa frontiera internazionale dell’innovazione tecnologia ed editoriale, da Umberto Paolucci, v. President di Microsoft a Diego Piacentini, a.d. di Amazon! Il nostro Paese è pieno di giovani talenti e di creatività straordinarie: ma sembra che i grandi gruppi editoriali di casa nostra  non se ne siano accorti…
Aiuti l’Editoria italiana, Presidente Napolitano, a uscire dallo stallo attuale e a imboccare decisamente la strada dell’innovazione accettando la sfida della competizione globale!
L’appello è contenuto in una lettera consegnata nelle mani del Presidente che qui trascriviamo integralmente.

Alla cortese attenzione del
Presidente GIORGIO NAPOLITANO
s.p.m
Rimini, 21 agosto 2011

Caro Presidente,
La Sua venuta nella nostra città, che ci onora e ci riempie di gioia, fa inevitabilmente riemergere nella mia memoria un’altra Sua visita, quella volta su mio invito personale, precisamente l’8 giugno di un lontanissimo 1974 – quando ancora non era il Presidente di tutti gli italiani – in occasione del “Convegno per una Editoria Democratica” che ebbi il privilegio di proporre e organizzare assieme ad altri colleghi (De Donato, Editori Riuniti, Einaudi, Feltrinelli, Jaca Book, Laterza, Marsilio, Mazzotta e Savelli) in un momento assai critico della storia editoriale del nostro Paese, quando si paventava il rischio di un processo di concentrazione appena agli albori e alcuni di noi sognavano una editoria di cultura intesa non solamente come “impresa” ma, anche, come “servizio sociale”. L’attenzione all’invocato e necessario “rinnovamento” si concentrava soprattutto sulla produzione scolastica, ipotizzando la “necessità di sostituire il libro «scolastico» con il libro «per la scuola», concepito come formatore di una mentalità critica e integrato largamente dalle biblioteche scolastiche e di classe”.
A quello storico Convegno, che si concluse con la creazione notarile (Atto Notaio Candi, Bologna) di una “Lega per una Editoria Democratica”, ufficialmente collocata , per iniziativa dell’allora Presidente Guido Fanti, presso la Regione Emilia-Romagna, Lei diede un contributo importantissimo e oserei dire “profetico”, che invito tutti a rileggere con grande attenzione, in un momento come quello attuale in cui l’editoria italiana sta vivendo una crisi ben più grave di quella che stimolò il Convegno di allora.
Nel suo intervento, Lei si fece paladino della necessità “di difesa di una pluralità di posizioni e di voci politiche e culturali da manovre monopolistiche e integralistiche, che è per noi una questione di principio, un impegno a cui faremo onore”.
Ma soprattutto Lei non esitò a constatare che “esiste una questione più generale di sviluppo di un’editoria democratica di massa, di una produzione culturale democratica, che raggiunga centinaia di migliaia e milioni di lettori attuali o potenziali”.
“Bisogna essere consapevoli del fatto – concludeva – che è su questo terreno più vasto che si gioca nel nostro paese la partita fra forze reazionarie, e anche tra forze di conservazione e di sostanziale regresso, e forze di progresso sociale e culturale”.
Da quei lontani anni settanta ad oggi, paradossalmente, tutto è rimasto immutato a dispetto dei rilevanti cambiamenti tecnologici e culturali intervenuti.
La rivoluzione digitale che ha travolto come uno tsunami il modo di produrre e distribuire il libro, rendendo potenzialmente possibile quell’espansione di massa della produzione culturale che Lei auspicava, ha trovato il mondo editoriale italiano non solo del tutto impreparato ma sterilmente arroccato in difesa dei privilegi nati proprio da quel processo di concentrazione che noi paventavamo e che ha visto l’instaurarsi di un vero oligopolio, sia a livello di gruppi editoriali che di catene distributive tradizionali, con prodotti di mass-market quasi sempre di basso profilo culturale, omologati e omologanti.
Un oligopolio che, nell’assenza totale di una Legge sull’Editoria libraria ha permesso il proliferare di interessi miopi e contingenti, che hanno ostacolato la valorizzazione dei nuovi formati editoriali sia nel sistema formativo (dalla scuola materna all’università) sia nelle biblioteche italiane.
In un momento così critico, io sento forte l’esigenza di una vera Costituente del Libro che pur tenendo conto delle criticità dell’editoria italiana riesca a ridisegnare l’assetto della produzione e della circuitazione libraria avendo a cuore soprattutto le esigenze culturali del mondo della scuola, delle nuove generazioni e dei sistemi bibliotecari che con il digital lending potrebbero giocare un ruolo protagonista nell’allargamento di una fruizione culturale non mercificata, vero “diritto costituzionale” di ogni cittadino.
Se mi sono permesso di indirizzarLe questa lettera aperta, caro Presidente, è perché la so attento, sensibile e soprattutto “esperto” di questioni culturali (anche per quegli stessi trascorsi che la portarono a Rimini nel 1974); e perché penso che dall’altissimo ruolo istituzionale che Lei ha fin qui ricoperto con tanto rigore e sapienza, Lei possa dare ai temi qui solo sommariamente esposti, un contributo fondamentale.

Con stima e rispetto,
Suo
Mario Guaraldi

INTERVENTO AL MEETING DI RIMINI 2011


Intervista a Mario Guaraldi
Autore: Fotonica Srl
Data: 22-08-2011
Durata: 07:15

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